Mittente Della Casa Giovanni Destinatario Camerlengo [Sforza] [Guido Ascanio]
Data 3/10/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo [Spoleto]
Incipit Io scrissi hieri quanto mi occorse dire. La Illustrissima Signoria mi ha poi fatto chiamare questa mattina
Contenuto e note Il Principe [il Doge Francesco Donato]+K10 lo ha pregato di rivolgersi al papa [Paolo III, nato Alessandro Farnese] affinché appiani le difficoltà sul Patriarcato di Aquileia, assegnato a Giovanni Grimani, già vescovo di Ceneda. La preoccupazione della Signoria è nel sentire che non tutte le bolle sono state espedite. Ancora, il Doge ha chiesto al Casa di supplicare il papa affinché "conceda il vescovado di Ceneda a Messer Iulio Grimani, figliuolo di Patriarca vecchio [Marino Grimani, patriarca di Aquileia, morto il 28 settembre di quell'anno. Giulio Grimani era in realtà figlio di suo fratello Marco, il Casa parla di "figliuolo" probabilmente perché Marino Grimani lo aveva designato suo erede al vescovado di Ceneda]". Il Doge e i Signori riceveranno questa grazia con sommo favore. Il Collegio richiede poi il testamento del Cardinale [Marino Grimani], perché i senatori sono venuti a sapere che egli avrebbe potuto lasciare 50000 scudi, benché la somma effettivamente lasciata sia molto minore. Il Casa ritiene che lasciare la grazia [il vescovado in questione] già concessa al Grimani in mano a una famiglia così benvoluta nel Dominio possa aumentare "la volontà di exibirsi pronti a benefitio della sede apostolica nelle sue occorrenze, et invita anco gli altri con lo essempio". Tutte le citate grazie sono molto desiderate dai nobili, come il Clarissimo Ambasciatore [l’ambasciatore veneziano a Roma Giovanni Antonio Venier] esporrà più largamente. Il giorno prima [2 ottobre] il Casa aveva scritto che i Capi non avevano voluto concedergli gli Zaffi [ufficiali giudiziari] per perseguire un frate che predicava articoli luterani a Rialto [cfr. Lorenzo Campana, Monsignor Della Casa e i suoi tempi, in "Studi Storici", XVII (1908), pag. 168], ma la sera stessa erano stati concessi. E sebbene possa a prima vista sembrare che così essi privino il Casa della sua giurisdizione, in realtà è una cosa buona che le condanne siano eseguite da loro, perché il loro magistero è "formidabilissimo", e le loro esecuzioni spaventano più delle sue. Ha anche ottenuto che il bando di Monsignor Giovan Battista [Canale, pretendente al canonicato di Brescia, cfr. Campana, XVI (1907), pag. 551 e segg.] sia prorogato di un mese: la cosa è stata ottenuta non senza difficoltà, perché i veneziani dicono di "haver per consuetudine che le prime instanze non venghino a Roma".
Fonte o bibliografia Ms. Vaticano Latino 14828, cc. 50v - 51r, copia del segretario Erasmo Gemini. Parzialmente edita in Lorenzo Campana, Monsignor Della Casa e i suoi tempi, in “Studi Storici”, XVII (1908), pag. 168.
Compilatore Boggiani Alessandro
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