Mittente Della Casa Giovanni Destinatario Camerlengo [Sforza] [Guido Ascanio]
Data 11/9/1546 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo [Viterbo]
Incipit Io ho hauto la lettera di Vostra Signoria Reverendissima che contiene l'interpretation della particula del breve delle decime
Contenuto e note Ha ricevuto la lettera del Camerlengo [Guido Ascanio Sforza] contenente un'interpretazione sul breve delle decime attinente ad alcuni speciali benefici, la quale si eseguirà. Insieme al vescovo di Cavorli [Caorle, il cui vescovo era Egidio Falcetta] ha richiamato i cardinali al Concilio, ma questi stentano a venire, adducendo la poca sicurezza del luogo. Gli unici di cui Della Casa è sicuro siano tornati a Trento sono "Sebenico et Salpi" [il vescovo di Sebenico (odierna Sibenik, in Croazia) era Giovanni Lucio Stafileo, quello di Salpi Tommaso Stella]. I capi della Signoria hanno discusso accesamente sul togliere il "governo delle monache" ai francescani [del convento di San Francesco del Deserto, cfr. la lettera di Giovanni della Casa del 21 agosto 1546, incipit: "La Illustrissima Signoria mi ha portato il breve delle decime il quale fu letto in collegio"] e in particolare è nato uno scontro di opinione tra il Doge [Francesco Donato] e il senatore Marco Foscari. Dopo tre votazioni nulle, alla quarta si è deciso che il governo rimanga ai frati, "moderando alcuni K2abusi"; la delibera è stata molto gradita alla città e anche il Casa se ne mostra soddisfatto. Solo si duole che si sia stabilito il "bando di terra e lochi" come pena per i frati che contravvenissero a queste norme: alle sue lamentele, la Signoria ha risposto di poter bandire chi le pare. È stato in Collegio per la causa di Cipro, e ha presentato una copia della "bolla di Sixto" sulle eresie [la bolla emanata nel 1478, con la quale papa Sisto IV diede il benestare all'Inquisizione spagnola]. La Signoria ha risposto che deciderà, di concerto, come il Casa chiedeva, con il vescovo di Papho [Giovanni Maria Pesaro]. Per quanto riguarda la causa di Ceneda, i veneziani informano di aver scritto al loro oratore a Roma [Giovanni Antonio Venier], spiegandogli le ragioni per cui hanno tolto la giurisdizione temporale al vescovo [Marino Grimani, il quale aveva emanato un proclama che obbligava a non ricorrere più in appello a Venezia, arrogandosi quindi la piena giurisdizione sulla città], perché le riferisca al papa [Paolo III, nato Alessandro Farnese], insieme ad alcune lamentele sull'operato dei ministri del Grimani stesso. Il Casa ha ripetuto che a suo avviso la causa è della Sede Apostolica e che non sapeva di alcuna istanza fatta dal Grimani, e anche se ce ne fossero, non sarebbero causa della venuta di un Commissario [Apostolico], avendo il papa a cuore la giurisdizione ecclesiastica. Il pagamento di 50000 scudi non si è ancora fatto, ma il cardinal Farnese [Alessandro, Segretario di Stato pontificio], il vescovo di Trento [Cristoforo Madruzzo] e don Diego [Hurtado de Mendoza, ambasciatore di Carlo V a Venezia] scrivono insistentemente che si paghino. Il Casa promette che si sforzerà allo scopo "insieme con lo Spinello [Niccolò Spinelli, uomo mandato dal cardinal Farnese, col preciso compito di recuperare i denari dai mercanti. Sul personaggio e sull’intera vicenda cfr. Lorenzo Campana, Monsignor Della Casa e i suoi tempi, in "Studi Storici", XVI (1907), pp. 376 e segg.]", i soldi verranno poi mandati a Trento. Matteo dalle poste [il corriere Mattia Gherardi, cfr. O. Moroni, ‘Corrispondenza Giovanni Della Casa-Carlo Gualteruzzi’, B.A.V., Città del Vaticano, 1986, pag. 106] è passato a Trento e ha riferito che "Langravio [Filippo d'Assia] si è ritirato X miglia". La Signoria non ha lettere più recenti del primo di settembre, in cui si dice che l'esercito imperiale è stato fortemente danneggiato dall'artiglieria del nemico [la lega di Smalcalda], il quale ha mostrato molto ordine nell'avanzare: a Venezia se n'è ragionato diffusamente "con grande honor e riputatione de nimici". Pare che gli Strozzi [il condottiero di ventura Piero e il fratello Leone, priore di Capua] siano citati nel "trattato di Lucca [la congiura di Francesco Burlamacchi contro i Medici]", ma rispondono che, pur essendone a conoscenza, non ne sono i promotori e non hanno contribuito all'impresa in nessun modo.

Fonte o bibliografia Ms. Vaticano Latino 14828, carte 42v - 44v, copia del segretario Erasmo Gemini. Inedita.
Compilatore Boggiani Alessandro
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