Mittente Cebà Ansaldo Destinatario Copia (Copio) Sara (Sarra)
Data 10/8/1619 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Genova Luogo di arrivo Venezia
Incipit Io vi scrissi a' ventidue di Giugno una lettera, e mandai un libro, del quale tutto c'io non sappia niente da voi
Contenuto e note Cebà si rammarica, nelle prime righe della missiva, per la mancata risposta di Sara alla sua lettera, accompagnata da un libro, del 22 giugno 1619. Ritiene poco probabile, sebbene non da escludere del tutto, lo smarrimento della propria epistola, consegnata a Sara insieme a una lettera cui Sara la destinataria aveva invece dato seguito; nell'autrice di tale altra missiva, Isabella Doria, si individua la nuova amica della giovane veneziana, cui Cebà si riferisce proprio in data 22 giugno. Ansaldo ricorda però di aver ricevuto da Sara una lettera in data 21 giugno 1619, in cui la poetessa del ghetto gli invia una canzone, a suo dire, intessuta di lacrime. Per ricambiare l'offerta di tali versi, e dimostrare al contempo il proprio affetto (sempre unito all'auspicio di convincerla a farsi cristiana), Cebà invia a Sara quattro liriche, una sorta di ghirlanda, resa aggraziata dalle Muse, adatta ad abbellire il capo della sua corrispondente. Ribatte poi con fermezza alla sola ipotesi che egli tragga sollievo dalla morte di Sara, tanto riluttante a seguire i suoi consigli: nulla gli è caro - afferma Cebà - alla stregua della vita di lei: per quanto poi lo concerne, egli è destinato a vivere e a spegnersi restando tutto di Sara. Seguono i madrigali "Ancor ch'io ricusassi" e "Trar le pietre Anfione"; i sonetti "Di poche lagrimette un gran torrente", "Cresciuto per tu' amor di nove in diece"; "Ma la tua Musa ancor però non noma"; "S'io non ti bagno il crin nel sacro Fonte"; la canzone "Io non so se tu piangessi"; un altro madrigale, "Un pietoso delfino"; il sonetto "Musa già ti chiamai; chiamarti ancora"; infine, un ultimo madrigale, "Cigno forse son io".
Fonte o bibliografia Lettere d'Ansaldo Cebà scritte a Sarra Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria. In Genova, Per Giuseppe Pavoni, MDCXXIII, pp. 38-54.
Compilatore Favaro Francesca
vai al documento
Torna all’elenco dei risultati