Mittente Chiabrera Gabriello Destinatario Giustiniani Pier Giuseppe
Data 29/9/1633 Tipo data Effettiva
Luogo di partenza Savona Luogo di arrivo [Genova]
Incipit Godo in vedere, che Vostra Signoria è volta a salire in su le vette del Parnaso
Contenuto e note Si compiace nel vedere che il Giustiniani non pensa solo alle tragedie, ma ne cerca la forma perfetta. Come avrà letto nell'ultima lettera che gli ha mandato, spera di trascorrere tutto il mese di settembre a Genova [secondo Varaldo, Rime e Lettere inedite di Gabriello Chiabrera, "Atti e memorie della Società Storica Savonese", vol.I, Savona, Tipografia di Domenico Bertolotto, 1888, pp. 291-292, Chiabrera avrebbe dovuto essere a Genova, nel settembre 1633, per conto degli Anziani di Savona, ma avrebbe poi rifiutato la missione, lasciando l'incarico ad altri nobili. Il poeta era comunque a Genova nel novembre 1633, dove lo raggiunse una lettera degli Anziani (8 novembre 1633) per invitarlo a negoziare col Senato intorno alla darsena]. Si limita, per il momento, a esprimere la sua opinione, perché "simili materie" vogliono il dialogo. Ricorda Sperone, che era solito dire che si può fare qualsiasi cosa, purché si faccia bene [gli era giunto un libro di Speroni, da parte del nipote stesso Iginio Conti]. Si possono trarre delle favole per la tragedia dal Boccaccio, se ne ricorda una, che è nella "novella del Conte d'Anversa" [la novella del Conte d'Anguersa è in Decameron, II, 8]; anche di una favola finta si può fare una tragedia, basti pensare al 'Torrismondo' del Tasso o al 'Pastor Fido' del Guarini, che era frutto della sua immaginazione. Afferma che anche dai nomi finti di Virgilio, Ariosto e Tasso si possono trarre delle tragedie [la tragedia "Erminia" (1622) ispirata a Tasso], e poiché simili poemi hanno il loro ultimo fine sui palcoscenici, nei teatri, che si riempiono di persone volgari e plebee, devono potersi lodare quando, da coloro che stanno ad ascoltare, hanno il "plaudite" ["il diritto delle scene": l'idea di Chiabrera aspira all'equilibrio tra musica e poesia dell'antico teatro cantato]. Si chiede che senso ha dare nuove leggi al mondo, il quale ha per legge di cambiare ogni cosa. Dichiara che se fosse per lui, si atterrebbe alle leggi antiche e amerebbe le composizioni e rappresentazioni perfette. Annuncia che spiegherà meglio il suo concetto a voce. Lo informa infine che Francesco [non identificato] dovrebbe avergli scritto riguardo al vino.
Fonte o bibliografia Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 433
Compilatore Dell'Orto Chiara
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