|
 |
 |
|
 |
|
 |
 |
 |
 |
 |
Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Giustiniani Pier Giuseppe |
Data |
10/7/1633 |
Tipo data |
Effettiva |
Luogo di partenza |
Savona |
Luogo di arrivo |
[Genova] |
Incipit |
Hora, che gli affari della sovrana dignità sono costì spediti |
Contenuto e note |
Gli chiede, ora che dal Palazzo è tornato al Parnaso [il 9 luglio venne eletto Doge Gio Stefano Doria], cosa fa Didone [si tratta del soggetto di una tragedia di Pier Giuseppe Giustiniani, non conservatasi, di ispirazione sia virgiliana, sia ovidiana (in particolare le Heroides VII, dove tra l'altro c'è anche la "lettera" di Medea, personaggio citato non a caso subito dopo). L'intenzione dell'autore era forse quella di "riabilitare" la figura di Didone dopo la condanna di Virgilio e di Dante. In un passo del "Forzano" (Opere di Gabriello Chiabrera e lirici del classicismo barocco, a cura di Marcello Turchi, Torino, Utet, 1974, p. 604) Medea e Didone si trovano citate insieme]. E' certo che il Giustiniani riuscirà a riscattare Didone dall'immagine che Virgilio trasmise di lei. Spera che non sia più tormentato dal dolore allo stomaco, perché è da molti giorni che Francesco [non identificato] l'ha informato che il male si stava allentando. Afferma di stare bene, come possono stare bene i "vecchissimi"e se il suo "carattello" di vino dolce è vuoto, può mandarglielo. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 430 |
Compilatore |
Dell'Orto Chiara |
|
|
|
|
|
Torna all’elenco dei risultati
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|