Mittente Chiabrera Gabriello Destinatario Giustiniani Pier Giuseppe
Data 1633 Tipo data Congetturale
Luogo di partenza Savona Luogo di arrivo [Genova]
Incipit Dello stomaco non conviene dir male, ma gastigarlo e che il gastigo glielo dia il cuoco
Contenuto e note Dà ragione al Giustiniani nel trovare sgradevole il Carnevale, poiché è un assassino; fa come le "belle dame": prima alletta e poi tormenta. Dichiara che le odi di Orazio non possono competere con quelle di Pindaro, così come Virgilio non può battere Omero [Valerio Pindozzi in 'La scelta della misura. Gabriello Chiabrera: l'altro fuoco del barocco italiano, a c. di F. Bianchi e P. Russo, Genova, Costa & Nolan, 1993, p.113 legge in questa lettera una testimonianza del "classicismo temperato (di Chiabrera) in cui luce certa è Pindaro"]. Afferma che ormai gli ingegni vogliono apparire tanto sublimi che se le scritture non volano sopra le nuvole, si dice che strisciano al suolo e non è così. Sottolinea di avere una tale opinione perché fa per lui che "si lodino le cose mezzane, anzi le basse". Informa di aver patito un freddo tanto rigido per colpa del quale le gote gli si gonfiarono a tal punto da farlo assomigliare a Boote. Ha riunciato a tutto tranne che al vino, medicina che l'ha guarito. Tace riguardo alle poesie perché si vergogna di confessare di essersi a loro ribellato. Dichiara di avere l'impressione che la Toscana sia purgata come "oro fine" [l'espressione allude allo stato di sanità della Toscana dopo la peste del 1630 - 1631] e annuncia che, se Dio vorrà, vi trascorrerà maggio e poi settembre a Genova, dove converserà con il Giustiniani del suo "vivere". Manifesta il suo desiderio di voler dare alle stampe "quelle poesie", contenute in due volumi di canzoni e in uno di vari componimenti e in un breve numero di poemetti [piuttosto definito, il progetto editoriale di Chiabrera corrisponde in parte all'impostazione delle raccolte postume: "Raccolta di tutte le poesie liriche..., Genova, Franchi, 1698 e, soprattutto, l'edizione Salvioni e Geremia del 1718 e del 1730. Colpisce la mancanza di qualsiasi accenno alle favole drammatiche e ai testi teatrali (forse compresi confusamente nei "vari componimenti")]. Afferma che il residuo lo lascerà agli amici, che l'Amedeide l'ha "ristretta" e che la stamperà, insieme con il Firenze e il Ruggiero [l'attenzione alla produzione epica appare particolarmente acuta nelle lettere ascrivibili al 1633. Proprio in quest'anno si intensifica la revisione della "Amedeide", "ristretta" e cioè privata delle aggiunte imposte da Carlo Emanuele I dopo il 1607 (l'edizione del 1620 comprendeva ben ventitrè canti): Carlo Emanuele I era morto nel luglio 1630 e nessun vincolo pare legare Chiabrera alla corte del figlio Vittorio Amedeo I. La "Amedeide" verrà quindi pubblicata a Napoli, presso Scoriggio, nel 1635 e comprenderà solo dieci canti come la ristampa di Genova, Guasco, nel 1654. Anche il "Firenze" si avvia ad una nuova edizione, la terza, nel 1637 (Napoli, Scoriggio), conforme alla fiorentina del 1628 come metrica, ma ridotta da quindici a dieci canti. Il "Ruggiero", scritto dopo il 1621 in endecasillabi sciolti, venne pubblicato per la prima volta postumo con il "Foresto" (Genova, Guasco, 1653). La lettera reca come data solo" febbraio". L'anno, 1633, è proposto in merito alla questione dibattuta da Chiabrera per tutte le lettere datate o databili al 1633, e cioè il cattivo stato di salute dell'amico Giustiniani]
Fonte o bibliografia Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 426
Compilatore Dell'Orto Chiara
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