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Mittente |
Franco Veronica |
Destinatario |
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Data |
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Tipo data |
Assente |
Luogo di partenza |
[Venezia] |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Dalle parole che usaste meco ragionando l'altra sera |
Contenuto e note |
Franco consola un ignoto personaggio, con il quale ha parlato una sera precedente, delle sue sciagure. Gli ricorda di ringraziare la bontà divina di averlo fatto nascere uomo e non bestia o donna e di avergli dato come patria una città "non barbara, non serva, ma gentile" [Venezia]. Con l'occasione Veronica scrive un breve encomio di Venezia, [analogo, per qualità di argomentazioni, a quello in 'Rime', cap. XII "Oh quanto per voi meglio si fari´a", vv. 20 sgg., e cap. XXII "Poi ch'altrove il destino andar mi sforza", vv. 154-95, in V. Franco, Rime, a cura di Stefano Bianchi, Milano, Mursia, 1995]; gli ricorda inoltre che gli annali sono pieni delle opere valorose dei suoi antenati e che la sua nobilità per continua discendenza è illustre, non gli mancano le ricchezze e non deve invidiare nessuno in quanto ha un ingegno abile, disciplinato e virtuoso; lo esorta dunque ad adoperare per i suoi bisogni gli stessi precetti che lui, tante volte, ha insegnato a lei. |
Fonte o bibliografia |
Veronica Franco, Lettere, a cura di Stefano Bianchi, Roma, Salerno editrice, 1998, num. IV, pp. 35-41 |
Compilatore |
Dell'Orto Chiara |
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