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Mittente |
Cebà Ansaldo |
Destinatario |
Copia (Copio) Sara (Sarra) |
Data |
23/6/1618 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Genova |
Luogo di arrivo |
Venezia |
Incipit |
Poscia ch'io v'ebbi scritto già son più giorni la seconda volta, ritornò da cotesto viaggio l'amico, da cui foste visitata in mio nome |
Contenuto e note |
Cebà, ringraziando Sara per la cortesia da lei mostrata nei confronti di un suo amico da lei recatosi, manifesta il timore che la giovane donna, riluttante a divenire cristiana, riesca invece, con la sua grazia dolce quanto il miele di Nestore di cui parla Omero, ad avvicinare all'Ebraismo gli interlocutori. Ribadisce però che i soldati della legge evangelica sono protetti da un'inscalfibile corazza: la tradizione di Zenone non potrebbe mai contrastare le passioni con la medesima efficacia con cui insegna a combatterle la scuola di Cristo. Le annuncia l'invio dei libri in precedenza promessi; soprattutto, si raccomanda che Sara eventualmente riscontri la copia milanese del poema su Esther, sfigurata dai refusi, con la copia genovese [l'edizione genovese della "Reina Esther" d'Ansaldo Cebà apparve per l'editore Pavoni nel 1615; l'edizione milanese uscì l'anno successivo, per Bidelli]. La lettera è chiusa da un madrigale, il cui verso incipitario suona: "Dolci son le parole". |
Fonte o bibliografia |
Lettere d'Ansaldo Cebà scritte a Sarra Copia e dedicate a Marc'Antonio Doria. In Genova, Per Giuseppe Pavoni, MDCXXIII, pp. 12-15. |
Compilatore |
Favaro Francesca |
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