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Mittente |
[Cebà] [Ansaldo] |
Destinatario |
Riccardi Nicolò |
Data |
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Tipo data |
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Luogo di partenza |
Genova |
Luogo di arrivo |
[Roma] |
Incipit |
La mia difesa per l'episodio di Talandro e Dolinda |
Contenuto e note |
Dalla missiva emerge come l'autore [Ansaldo Cebà] abbia inviato a Nicolò Riccardi [Padre Nicolò Riccardi, domenicano membro della Congregazione dell'Indice, detto il Padre Mostro per la sua sapienza] la difesa dell'episodio di Talandro e Dolinda [episodio del poema 'La Reina Esther' accusato di erotismo] risultata valida e la difesa di altri episodi del poema [A. Cebà, 'La Reina Esther', Genova, Pavoni, 1615, poi Milano, Bidelli, 1616]. Il poeta ribadisce di "non aver contrariato alla Scrittura" e ritiene che la premessa al poema [nella premessa il Cebà spiega come ciò che egli scrive sia vero nelle parti che si accordano con la Bibbia, mentre in quelle che se ne discordano "protesto che è poesia, la quale perderebbe il suo nome, se non favoleggiasse su l'historia"] possa valere a scusarlo in quanto avrebbe potuto anche scrivere ciò che ha scritto "senza far protesto niuno". Conclude infine la lettera ricordando al Riccardi di informare il Cardinale d'Este [il Cardinale Alessandro d'Este aveva preso a cuore la causa del Cebà contro la sospensione da parte della Congregazione dell'Indice del poema 'La Reina Esther'] che tutte le opposizioni sono risultate vane e che quindi non si faccia scrupolo di intercedere per la cancellazione della sospensione del poema. |
Fonte o bibliografia |
Carmela Reale Simioli, Ansaldo Cebà e la Congregazione dell'Indice, in "Campania Sacra", XI-XII, 1980-1981, p. 182 |
Compilatore |
Caporale Chiara |
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